giovedì 26 novembre 2009

Giovanni Paolo II e Benedetto XVI


" Ringrazio Iddio per la presenza e l'aiuto del cardinale Ratzinger. E' un amico provato"

Giovanni Paolo II

Hanno tanti punti in comune. Sono quasi coetanei, sono nati ambedue in Europa Centrale, su fronti opposti sono scampati alla seconda guerra mondiale, hanno partecipato insieme al Concilio Vaticano II. Hanno, poi, collaborato a Roma per quasi un quarto di secolo. Gli eventi esteriori, tuttavia, non ci dicono l'essenziale: al di là della lunga collaborazione, tra il Papa polacco e il Prefetto della Dottrina della Fede si erano sviluppate stima, cordialità e amicizia come raramente capita di incontrare nella storia. Il rapporto tra i due continua ancora; "Mi sembra di sentire la sua mano forte che stringe la mia; mi sembra di vedere i suoi occhi sorridenti e di ascoltare le sue parole, rivolte in questo momento particolarmente a me: Non avere paura!". Così iniziava il suo Pontificato Benedetto XVI, ponendosi sulla scia del suo predecessore e questo diceva di lui il 2 aprile 2008: "In verità, possiamo leggere tutta la vita del mio amato Predecessore, in particolare il suo ministero petrino, nel segno del Cristo Risorto. Egli nutriva una fede straordinaria in Lui, e con Lui intratteneva una conversazione intima, singolare e ininterrotta. Tra le tante qualità umane e soprannaturali, aveva infatti anche quella di un'eccezionale sensibilità spirituale e mistica. Bastava osservarlo quando pregava: si immergeva letteralmente in Dio e sembrava che tutto il resto in quei momenti gli fosse estraneo. Le celebrazioni liturgiche lo vedevano attento al mistero-in-atto, con una spiccata capacità di cogliere l'eloquenza della Parola di Dio nel divenire della storia, al livello profondo del disegno di Dio. La Santa Messa, come spesso ha ripetuto, era per lui il centro di ogni giornata e dell'intera esistenza. La realtà "viva e santa" dell'Eucaristia gli dava l'energia spirituale per guidare il Popolo di Dio nel cammino della storia".

sabato 21 novembre 2009

Presentazione della Beata Vergine Maria


La chiesa fa memoria liturgica della presentazione di Maria santissima. Il Regno escatologico di Cristo e di Dio (cfr. Col 1,13) si compirà quando il Signore sarà tutto in tutti, dopo aver annientato il dominio di Satana, del peccato e della morte.

Il Regno di Dio è tuttavia già presente "in mistero" nella storia, e opera in coloro che lo accolgono.

Maria, madre di Cristo e discepola fedele della Parola, è entrata in pienezza nel Regno. Tutta la sua esistenza di creatura amata dal Signore e animata dallo Spirito, è testimonianza concreta e preludio delle realtà escatologiche.

La Vergine Maria, già segno e anticipazione dei beni futuri nella sua vita terrena, glorificata ora accanto a Cristo Signore, è immagine e compimento del Regno di Dio. Ella è la prima ad aver seguito Cristo "primogenito di molti fratelli", "principio della creazione nuova" e "capo della Chiesa".

La prima che ne ha ereditato la gloria. La glorificazione di Maria, nostra sorella, è la più splendida conferma della parola della Scrittura: "Con Cristo (egli ) ci ha risuscitati e ci ha fatti sedere nell'alto dei cieli" (Ep 2,6). Il suo ingresso nel Regno escatologico di Dio è pegno e garanzia della partecipazione di tutta la chiesa, corpo di Cristo, alla gloria del suo Signore.


Giovanni Paolo II (Angelus, 20 novembre 1983)

venerdì 20 novembre 2009

Dal Vangelo di Marco (10,13-15)


Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà».

Giornata universale dell'infanzia. A voi, bambini di tutto il mondo


Cari bambini, vi scrivo pensando a quando anch'io molti anni fa ero bambino come voi.

Dobbiamo pregare insieme e molto, affinchè l'umanità, formata da diversi miliardi di esseri umani, diventi sempre più la famiglia di Dio, e possa vivere nella pace...
( Vi ho ricordato) le indicibili sofferenze che tanti bambini hanno sperimentato in questo secolo, e quelle che molti di loro continuano a subire anche in questo momento.
Quanti, anche in questi giorni, cadono vittime dell'odio che imperversa in diverse regioni della terra: nei Balcani, ad esempio, e in alcuni paesi dell'Africa.
Proprio meditando su questi fatti, che colmano di dolore i nostri cuori, ho deciso di chiedere a voi, cari bambini e ragazzi, di farvi carico della preghiera per la pace.
Lo sapete bene: l'amore e la concordia costruiscono la pace, l'odio e la violenza la distruggono.
Voi rifuggite istintivamente dall'odio e siete attratti dall'amore: per questo il papa è certo che non respingerete la sua richiesta, ma vi unirete alla sua preghiera per la pace nel mondo con lo stesso slancio con cui pregate per la pace e la concordia nelle vostre famiglie.
E' alla vostra preghiera, cari piccoli amici, che desidero affidare i problemi della vostra e di tutte le famiglie del mondo.
E non soltanto questo: ho ancora altre intenzioni da raccomandarvi.
Il papa conta molto sulle vostre preghiere.

Lettera ai bambini, 13 dicembre 1994 Giovanni Paolo II

giovedì 19 novembre 2009

Prima coppia di sposi beatificata


La ricchezza di fede e d'amore dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi è una vivente dimostrazione di quanto il Concilio Vaticano II ha affermato circa la chiamata di tutti i fedeli alla santità, per essi la fedeltà al Vangelo e l'eroicità delle virtù sono state riscontrate a partire dal loro vissuto come coniugi e come genitori. Nella loro vita, come in quella di tante altre coppie di sposi che ogni giorno svolgono con impegno i loro compiti di genitori, si può contemplare lo svelarsi sacramentale dell'amore di Cristo per la Chiesa. Care famiglie, oggi abbiamo una singolare conferma che il cammino di santità compiuto insieme, come coppia, è possibile, è bello, è straordinariamente fecondo ed fondamentale per il bene della famiglia, della Chiesa e della società. "Come ogni cammino di santificazione, anche il vostro, cari sposi, non è facile. Ogni giorno voi affrontate difficoltà e prove per essere fedeli alla vostra vocazione, per coltivare l'armonia coniugale e familiare, per assolvere alla missione di genitori e per partecipare alla vita sociale. Sappiate cercare nella parola di Dio la risposta ai tanti interrogativi che la vita di ogni giorno vi pone. San Paolo ci ricorda che "tutta la scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia" (2 Tm 3,16). Sorretti dalla forza di questa parola, potrete insieme insistere con i figli "in ogni occasione opportuna e non opportuna", ammonendoli ed esortandoli "con ogni magnanimità e dottrina" (2 Tm 4,2)"
(Omelia, 21 .10.2001).Giovanni Paolo II

Prima ccoppia di sposi beatificata

mercoledì 18 novembre 2009

Momenti di smarrimento nella vita coniugale


In questi casi molte famiglie sono tentate dallo scoraggiamento. Penso , in particolare, a coloro che vivono il dramma della separazione; penso a chi deve affrontare la malattia e a chi soffre la scomparsa prematura del coniuge o di un figlio. Anche in queste situazioni si può dare una grande testimonianza di fedeltà nell'amore, reso ancora più significativo dalla purificazione attraverso il passaggio nel crogiolo del dolore. Affido tutte le famiglie provate alla provvida mano di Dio e all'amorevole cura di Maria, sublime modello di sposa e di madre, che ben conobbe il soffrire e la fatica del seguire Cristo fin sotto la croce.

Carissimi sposi, non lasciatevi mai vincere dallo sconforto: la grazia del Sacramento vi sostiene e vi aiuta ad innalzare continuamente le braccia al cielo come Mosè (cfr Es 17,11-12). La Chiesa vi è vicina e vi aiuta con la sua preghiera soprattutto nei momenti di difficoltà. Nello stesso tempo, chiedo a tutte le famiglie di sostenere a loro volta le braccia della Chiesa, perchè non venga mai meno alla sua missione di intercedere, consolare, guidare e incoraggiare. Vi ringrazio, care famiglie, per il sostegno che date a me nel mio servizio alla Chiesa e all'umanità. Ogni giorno io prego il Signore perchè aiuti tante famiglie ferite dalla miseria e dall'ingiustizia e faccia crescere la civiltà dell'amore ( Omelia, 21 .10. 2001).

Giovanni Paolo II

lunedì 16 novembre 2009

Soffrire per amore


Se un uomo diventa partecipe delle sofferenze di Cristo, ciò avviene perchè Cristo ha aperto la sua sofferenza all'uomo, perchè egli stesso nella sua sofferenza redentiva è divenuto, in un certo senso, partecipe di tutte le sofferenze umane. L'uomo, scoprendo mediante la fede la sofferenza redentrice di Cristo, insieme scopre in essa le proprie sofferenze, le ritrova, mediante la fede, arricchite di nuovo contenuto e di nuovo significato. Questa scoperta dettò a San Paolo parole particolarmente forti nella Lettera ai Galati: " Sono stato crocifisso con Cristo, e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita, che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me". La fede permette all'autore di queste parole di conoscere quell'amore, che condusse Cristo sulla Croce. E se amò così, soffrendo e morendo, allora con questa sua sofferenza e morte egli vive in colui che amò così, egli vive nell'uomo: in Paolo. E vivendo in lui-man mano che Paolo, consapevole di ciò mediante la fede, risponde con l'amore al suo amore-Cristo diventa anche in modo particolare unito all'uomo, a Paolo, mediante la Croce.

Giovanni Paolo II ( Salvifici doloris, 20 )

domenica 15 novembre 2009

L' orazione cristiana


Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui. Egli ci invita a pregare sempre senza mai stancarci, spesso prova la nostra costanza e noi fraintendendo ciò, pensiamo che non ci ascolti, invece il Suo è un invito alla perseveranza.

Quanto è ampio il campo d'azione dell'orazione cristiana!
Essa lava i peccati, respinge le tentazioni,
spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi,
incoraggia i generosi, guida i pellegrini,
calma le tempeste, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti,
sostiene i deboli, sorregge i forti.

(Tertulliano, Sull'orazione, 29)

Il mistero della sofferenza


Nella sua esistenza terrena, Cristo si è avvicinato con particolare amore alle persone sofferenti.
Egli guariva gli ammalati, consolava gli afflitti, nutriva gli affamati, liberava dalla sordità, dalla cecità, dalla lebbra, dal demonio e ridava la vita ai morti... Spinto dall'amore, Cristo soffrì volontariamente e soffrì da innocente, provando così la verità dell'amore mediante la verità della sofferenza, una sofferenza che lui, Uomo-Dio, provò con un'intensità incommesurabile. Ma proprio attraverso questo sacrificio, egli legò una volta per sempre la sofferenza all'amore, e così la redense. Associata a Gesù in questo mistero di sofferenza e di amore è, in primo luogo, la sua Madre Maria. Il suo dolore si unisce a quello del Figlio. Sul Calvario ella diventa modello perfetto di partecipazione alla Croce di Cristo. Ogni uomo è chiamato a soffrire; ogni uomo, imitando Maria, può diventare cooperatore della sofferenza di Cristo e quindi della sua redenzione.

Giovanni Paolo II (Angelus, 8 febbraio 1998)

sabato 14 novembre 2009

Il Vescovo di Roma



"...Sei tu, Pietro. Vuoi essere qui il Pavimento su cui camminano gli altri...per giungere là dove guidi i loro passi... Vuoi essere Colui che sostiene i passi come la roccia sostiene lo zoccolare di un gregge: roccia è anche il pavimento d'un gigantesco tempio. E il pascolo è la croce..." (Karol Wojtyla, 1962)

Un semplice dono


"Appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo" (Lc 1,44).

Come non raccogliere questo invito alla riflessione? Il trasalimento di gioia di Elisabetta sottolinea il dono che può essere racchiuso in un semplice saluto, quando esso parte da un cuore colmo di Dio.

Quante volte il buio della solitudine, che opprime un'anima, può essere squarciato dal raggio luminoso di un sorriso e di una parola gentile! Una buona parola è presto detta; eppure a volte ci torna difficile pronunciarla. Ce ne trattiene la stanchezza, ce ne distolgono le preoccupazioni, ci frena un sentimento di freddezza o di egoistica indifferenza. Succede così che passiamo accanto a persone che pur conosciamo, senza guardarle in volto e senza accorgerci di quanto spesso esse stiano soffrendo di quella sottile, logorante pena, che viene dal sentirsi ignorate. Basterebbe una parola cordiale, un gesto affettuoso e subito qualcosa si risveglierebbe in loro: un cenno di attenzione e di cortesia può essere una ventata di aria fresca nel chiuso di un'esistenza, oppressa dalla tristezza e dallo scoramento. Il saluto di Maria riempì di gioia il cuore dell'anziana cugina Elisabetta.


Giovanni Paolo II (Omelia, 11 febbraio 1981)

mercoledì 11 novembre 2009

O Cuore Immacolato!


Dalla fame e dalla guerra,
liberaci!

Dalla guerra nucleare,
da un'autodistruzione incalcolabile,
da ogni genere di guerra,
liberaci!

Dai peccati contro la vita dell'uomo
sin dai suoi albori,
liberaci!

Dall'odio e dall'avvilimento
della dignità dei figli di Dio,
liberaci!

Da ogni genere di ingiustizia
nazionale e internazionale,
liberaci!

Dalla facilità di calpestare
i comandamenti di Dio,
liberaci!

Dai peccati contro lo Spirito Santo,
liberaci!

Accogli, o Madre di Cristo,
questo grido carico della sofferenza
di tutti gli uomini,
carico della sofferenza
di intere società!
Giovanni Paolo II

martedì 10 novembre 2009

La Divina Misericordia

" Dal costato trafitto di Cristo "come una fontana inesausta di luce e di verità ", di amore e di perdono....un'onda di misericordia si riversa sull'intera umanità. La Divina Misericordia, ecco il dono pasquale che la Chiesa riceve dal Cristo risorto e che offre all'umanità, all'alba del Terzo Millennio. Questo prodigio di misericordia ha radicalmente mutato le sorti dell'umanità".
Giovanni Paolo II

Santa Faustina Kowalska


"Attraverso l'opera della religiosa polacca, il messaggio della Divina Misericordia si è legato per sempre al XX secolo, ultimo del secondo millennio e ponte verso il terzo millennio. Non è un messaggio nuovo, ma si può ritenere un dono di speciale illuminazione, che ci aiuta a rivivere più intensamente il Vangelo della Pasqua, per offrirlo come un raggio di luce agli uomini e alle donne del nostro tempo" Giovanni paolo II

Ogni santo offre un modello di ricerca della perfezione cristiana con un determinato profilo spirituale e apostolico. Santa Faustina è un modello particolare, perchè plasmata dallo stesso Cristo, che in lei ci ha donato un esempio di cristiana perfezione, radicato nel Vangelo, leggibile e accessibile a tutti. Questo modello può essere racchiuso in una breve formula: "Confida in Dio e ama il tuo prossimo" . Gesù le ha concesso grandi doni che non erano soltanto per lei, poichè le ha affidato una grande missione: portare il messaggio della Divina Misericordia al mondo intero.

lunedì 9 novembre 2009

20° Anniversario della caduta del muro di Berlino


Il 9 novembre 1989, grazie a Papa Wojtyla, accadde ciò che nessuno avrebbe mai immaginato: la caduta del muro di Berlino.

Quella sera il portavoce del Partito comunista della Germania Democratica dichiara ufficialmente che i confini verso la Germania federale sono aperti.

Dedicazione della Basilica Lateranense

La solennità della dedicazione della Basilica lateanense, la cattedrale del Vescovo di Roma, orienta i nostri pensieri ed i nostri cuori, verso questo venerato tempio. Si è soliti chiamare da tempo la Basilica lateranense "madre" delle chiese nella Chiesa romana, perchè essa come cattedrale vescovile dei successori di san Pietro, ha materna sollecitudine di tutti gli altri centri di culto della nuova alleanza, di tutte le dimore di Dio con il suo popolo in questa Chiesa apostolica. Quando diciamo "madre" abbiamo in mente non tanto l'edificio sacro della Basilica lateranense, quanto l'opera dello Spirito Santo, che in questo edificio si manifesta, fruttificando mediante il ministero del vescovo di Roma, in tutte le comunità che permangono nell'unità con la chiesa, cui egli presiede. Quell'unità presenta un carattere quasi familiare, e come nella famiglia c'è la "madre" così anche la venerata cattedrale del Laterano "fa da madre" alle chiese di tutte le comunità del mondo cattolico.
Giovanni Paolo II (Angelus, 9 novembre 1980)

domenica 8 novembre 2009

Le speranze del cristiano


In Cristo che risorge, tutto il mondo risorge, e si inaugurano i cieli nuovi e la terra nuova, che avrà compimento al suo glorioso ritorno, quando "non ci sarà più morte, nè lutto, nè gemito, nè affanno, perchè le cose di prima sono passate" (Ap 21,4).

In lui che ascende ai cieli, è esaltata la natura umana, posta alla destra di Dio, e viene data ai discepoli la consegna di evangelizzare il mondo; inoltre, salendo al cielo, Cristo non si è eclissato dalla terra: si è celato nel volto di ogni uomo, specialmente dei più infelici: i poveri, i malati, gli emarginati, i perseguitati...

Effondendo lo Spirito Santo a Pentecoste, ha dato ai discepoli la forza di amare e di diffondere la sua verità, ha chiesto la comunione nel costruire un mondo degno dell'uomo redento e ha concesso la capacità di santificare tutte le cose nell'obbedienza alla volontà del Padre celeste. Ha riacceso in tal modo nell'animo di chi dona la gioia di donare e nel cuore di chi è infelice la certezza di essere amato.
Giovanni Paolo II ( Angelus, 6 novembre 1983 )

giovedì 5 novembre 2009

Testimone con le parole e con i gesti


Giovanni Paolo II ha sfidato una società dove si registrava una soggettivazione della fede, dove sempre più persone si costruivano una religione a proprio uso e consumo, dietro alla quale vi erano molte responsabilità da parte dei cristiani e della Chiesa gerarchica, ed egli di fronte a tutto ciò ha manifestato il massimo del suo carisma di testimone. I cristiani mostravano scarsità della loro testimonianza e incapacità a vivere la sconvolgente novità del vangelo e una fede insignificante, mentre la Chiesa gerarchica aveva mantenuto a lungo il messaggio cristiano sotto il peso di troppe strutture, troppa autorità, troppi divieti , e di una pastorale troppo difensiva, troppo circoscritta all'impegno sociale-caritativo. Egli parlò all'uomo di Dio, e di come Dio non possa essere il nemico di chi Lui stesso ha creato. Parlò della vita che, senza nessun riferimento spirituale, condurrebbe al vuoto. Parlò della speranza, che può dare un senso non solamente all'esistenza futura, nell'aldilà, ma anche alla voglia di costruire già qui, in questa vita, qualcosa di nuovo. I suoi viaggi, per questa testimonianza, costituirono uno strumento concreto, incisivo, perchè all'annuncio del Vangelo con la parola si aggiungeva la presenza in un determinato luogo. La sua testimonianza trovava mille strade con le parole, ma anche con il linguaggio dei gesti, per arrivare al cuore, per far sentire la vicinanza di Dio agli sfortunati, ai poveri, ai sofferenti. Come quella volta nell'isoletta sotto la Corea del Sud, quando volle baciare quel lebbroso che guardandolo fisso lo aveva "costretto" a voltarsi, a tornare da lui. O ancora , in Brasile, quando raccontò a una bambina cieca come fosse "fatto" il Papa, come fosse vestito, dove andasse; e lei, intanto, come a trovare conferma del racconto, lo sfiorava con le sue manine.

Infine , gli ultimi mesi di vita di Karol Wojtyla, sono quelli che sicuramente hanno rappresentato il culmine di questa testimonianza. Nonostante la malattia lo devastasse ogni giorno di più, egli non ha mai nascosto la sua infermità, perchè altrimenti avrebbe finito per nascondere il suo ruolo di pastore,si sarebbe separato dalla gente. Decise di fronte a Dio di continuare la sua missione fino a che le sue forze glielo avrebbero permesso,continuando ad assolvere i suoi impegni senza far mai pesare le sue sofferenze. Giovanni Paolo II senza mai risparmiarsi, a una società che ha paura del dolore e occulta la morte, mostrò da uomo prima che da Papa, come si possono vivere con serenità e coraggio le prove più dolorose.

La vita di Karol Wojtyla è stata segnata dall'esperienza di Dio e dalla scelta per l'uomo. Questa duplice testimonianza viene da lui anticipata nella più profonda, ma meno conosciuta lettera enciclica Dives in misericordia.

Un documento questo che completa la prima enciclica, la Redemptor hominis. Infatti, dopo aver parlato della verità sull'uomo, come viene rivelata da Cristo, Giovanni Paolo II indicava nella misericordia divina,più ancora che nella giustizia, il fondamento della dignità dell'uomo, minacciata da tanti pericoli. Era un richiamo all'umanità, a ritrovare le vie della pace e della riconciliazione. Ed era un invito alla Chiesa, non solo a professare la misericordia di Dio, ma anche, se vuole seguire realmente Cristo, a tornare ad essere più misericordiosa, più pronta al perdono. Karol Wojtyla è tornato dal Padre, per restituirgli la vita che gli aveva donato, quel sabato 2 aprile del 2005. Era la vigilia della festività della Divina Misericordia; sarà stato questo un segno profetico?

mercoledì 4 novembre 2009

Per la perdita di una persona cara


Signore, tu mi hai tolto la persona che mi era tanto cara in questo mondo. Io l'amavo e speravo di godere per lungo tempo della sua presenza. Tu hai disposto diversamente e sia fatta la tua volontà. Il solo conforto che provo nella sua perdita è che tu l'hai ricevuta nel seno della tua Misericordia e ti degnerai un giorno di unirmi ad essa.

Se un resto di soddisfazione per le sue colpe la trattenessero ancora nelle pene e le impedisse di riunirsi a te, io ti offro a suo vantaggio tutte le mie preghiere e le mie opere buone e soprattutto la mia rassegnazione per questa perdita. Tu hai preso, Signore, ciò che ti apparteneva. Custodisci la persona a me tanto cara nella vita eterna, per la tua gloria, per la sua gloria e per la mia consolazione. Amen.

Madre di Dio insegnaci il raccoglimento



O Madre di Dio
e madre nostra,
insegnaci il raccoglimento,
l'interiorità;
dacci la disposizione
ad ascoltare le buone ispirazioni
e la parola di Dio.

Insegnaci la necessità
della meditazione,
della vita interiore personale,
della preghiera
che Dio solo
vede nel segreto.

Giovanni Paolo II

martedì 3 novembre 2009

Madre


Per la madre scomparsa, il diciannovenne Karol scrive una commovente e delicata poesia da cui traspare tutta la sua umanità.

Sulla tua bianca tomba
Sbocciano i fiori bianchi della vita.
Oh quanti anni sono già spariti
Senza di te - quanti anni?
Sulla tua bianca tomba
Ormai chiusa da anni
Qualcosa sembra sollevarsi:
Inesplicabile come la morte.
Sulla tua bianca tomba,
Madre, amore mio spento
Dal mio amore filiale
Una prece:
A lei dona l'eterno riposo.

(Cracovia 1939)

Pregare per i defunti


"Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra non posso vacillare. Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perchè non abbandonerai la mia vita nel sepolcro nè lascerai che il tuo santo veda la corruzione" (Sal 15,5- 10)!

Il Salmo messianico preannuncia la risurrezione di Cristo. E nello stesso tempo suscita la fede nella risurrezione dei morti e nella vita del mondo che verrà.

Desidero nello spirito della comunione universale della Chiesa, abbracciare con la preghiera tutti i Defunti, tutti coloro che riposano nei cimiteri del mondo intero. Infatti Cristo è morto per tutti. Egli ha redento tutti. A tutti ha aperto l'accesso al Padre nello Spirito Santo. Non solo il primo e il secondo giorno di questo mese, ma durante tutto il mese di novembre bisogna ricordare in modo particolare i Defunti.

La commemorazione dei Defunti, la preghiera per i Defunti, devono rafforzare in noi stessi la fede nella risurrezione dei morti e nella vita del mondo che verrà.


Giovanni Paolo II (Angelus, 14 novembre 1982)

lunedì 2 novembre 2009

Commemorazione dei fedeli defunti



La festa odierna ci invita a volgere lo sguardo al Cielo, meta del nostro pellegrinaggio terreno. Là ci attende la festosa comunità dei Santi. Là ci ritroveremo con i nostri cari defunti, per i quali s'eleva la preghiera nella grande commemorazione liturgica di oggi.

I fedeli cristiani e le famiglie si sono recati in questi giorni nei cimiteri, dove riposano i resti mortali dei loro congiunti, in attesa della risurrezione finale. Anch'io ritorno spiritualmente alle tombe dei miei cari, dove ho avuto occasione di sostare recentemente, durante il viaggio apostolico a Cracovia.

Il 2 novembre, però, ci chiede di non dimenticare, anzi, in un certo senso di privilegiare le anime di tanti defunti che nessuno ricorda, per affidarli all'abbraccio della divina Misericordia. Penso in particolare a tutti coloro che, nell'anno trascorso, hanno lasciato questo mondo. Prego soprattutto per le vittime dei fatti di sangue, che nei mesi scorsi ed anche in questi giorni hanno continuato ad affligere l' umanità. La commemorazione di tutti i defunti non può non essere anche una corale invocazione di pace: pace per chi ha vissuto, pace per chi vive, pace per chi vivrà.

Giovanni Paolo II (Angelus, 1 novembre2002)

domenica 1 novembre 2009

Tutti i Santi


Celebriamo oggi la solennità di Tutti i Santi. In questa festosa ricorrenza, la Chiesa, pellegrina sulla terra, rivolge lo sguardo al Cielo, all'immensa schiera di uomini e donne che Dio ha reso partecipi della sua santità. Essi, come insegna il Libro dell' Apocalisse, provengono "da ogni nazione, razza, popolo e lingua" (Ap 7,9). Nella loro vita terrena si sono impegnati a fare sempre la sua volontà, amando lui con tutto il cuore e il prossimo come se stessi. Per questo hanno anche sofferto prove e persecuzioni, ed ora è grande ed eterna la loro ricompensa nei cieli (cfr Mt 5,11).

Carissimi, questo è il nostro futuro! Questa è la più autentica e universale vocazione dell'umanità: formare la grande famiglia dei figli di Dio, sforzandosi di anticiparne già sulla terra i tratti essenziali.

Giovanni Paolo II (Angelus, 1 novembre 1999)