L'ecumenismo di Giovanni Paolo II non ha mai conosciuto soste, passando da una moschea ad una sinagoga, pronunciando anche diversi "Mea Culpa" della Chiesa Cattolica.
Il 12 marzo 2000 in una solenne cerimonia ha intonato i "mea culpa" della Chiesa: per le guerre di religione, gli scismi, le persecuzioni contro gli ebrei, il sostegno al colonialismo,la discriminazione etnica, il silenzio davanti alle ingiustizie sociali, così concludendo: "Mai più contraddizioni alla carità nel servizio della verità, mai più gesti contro la comunione della Chiesa, mai più offese verso qualsiasi popolo, mai più ricorsi alla logica della violenza, mai più discriminazioni, esclusioni, oppressioni, disprezzo dei poveri e degli ultimi". Il Papa ha incontrato in prima persona gli esponenti delle altre confessioni, per portare nel tempo l'unione delle chiese cristiane e alla luce di questo ha gridato: "Perdoniamo e chiediamo perdono". Non si è mai fermato, proseguendo con un costante lavoro, nella strada dell'ecumenismo più ampio: nel gennaio del 2002, nella grande giornata per la pace ad Assisi, accanto a Wojtyla vi erano gli esponenti dell'islamismo, del confucianesimo, dell'induismo, e di altre religioni.
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